giovedì 5 novembre 2015

La carta d'identità di Lea la francese



Qualche giorno prima della fine di Expo è arrivata all’Edicola con un sorriso smagliante e, con lo stesso gesto di un prestigiatore che estrae il coniglio dal cilindro, Lea ha sventolato la sua carta d’identità nuova di pacca.

«Da oggi sono residente milanese», ha dichiarato con orgoglio ai suoi compagni di lavoro e di avventura.

Perché Lea, ventiseienne guida dell’Edicola Caritas in Expo, una dei giovani in servizio civile con Caritas, è franscese - come dice lei con quell'accento che incanta -, di Marsiglia, e ora cittadina di Milano per amore.

«Nel 2012 sono arrivata a Milano per l’esperienza dell’Erasmus e qui ho incontrato un ragazzo italiano che vive a Milano – racconta. – Poi sono tornata in Francia per finire i miei studi».

Non era la prima volta né l’ultima che viveva fuori dal suo paese: aveva già vissuto un anno in Inghilterra e dopo l’esperienza italiana ha aggiunto al curriculum sei mesi in Nepal per un tirocinio con un’organizzazione internazionale che lavora con i migranti.

«In Nepal però mi sono sentita veramente lontana, soprattutto dal mio fidanzato, e così dopo la laurea ho voluto raggiungerlo a Milano, decidendo di vivere qui, anche perché questa è una città in cui mi sono trovata molto bene».


Ed eccola qui, di nuovo in Italia, dallo scorso febbraio.
«Ho studiato giurisprudenza e vorrei lavorare nel campo della migrazione: l’Italia mi sembra un paese interessante, in questo campo e in questo momento storico.
Sono arrivata in Italia proprio poco prima dell’inizio di Expo: ho scelto di partecipare a questo bando di servizio civile perché mi sembrava l’occasione giusta per iniziare subito a lavorare, a fare qualcosa in Italia. Ma soprattutto mi interessava l’opportunità di collaborare con la Caritas in questi sei mesi successivi a ottobre: ora sono in servizio al Sai, il Servizio accoglienza immigrati, un’ottima occasione per approfondire questo ambito».

Lea è nata e cresciuta in una città multiculturale, dove l’immigrazione è fenomeno ben più vecchio che in Italia. Le è sempre piaciuto stare in mezzo a tante culture, e ora le sembra giusto, da adulta, dare le sue energie per migliorare questo panorama.

«A Milano, in Italia, l’immigrazione dall’estero è molto più recente, mi sembra che in Francia invece, dove i gruppi etnici sono arrivati da più tempo, siano più integrati, nonostante i problemi ci siano comunque: questo non lo nego. In Italia le politiche sulla migrazioni sono molto più giovani e ancora in costruzione, per questo vorrei lavorarci».

Non esclude, un giorno, di tornare in Francia. «Marsiglia è la mia città e mi piace molto. In futuro penso di tornare, è casa mia. Ma per il mio presente è qui a Milano».

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