«Da oggi sono residente milanese», ha dichiarato con orgoglio ai suoi compagni di lavoro e di avventura.
Perché Lea, ventiseienne guida dell’Edicola Caritas in Expo, una dei giovani in servizio civile con Caritas, è franscese - come dice lei con quell'accento che incanta -, di Marsiglia, e ora cittadina di Milano per amore.
«Nel 2012 sono arrivata a Milano per l’esperienza dell’Erasmus e qui ho incontrato un ragazzo italiano che vive a Milano – racconta. – Poi sono tornata in Francia per finire i miei studi».
Non era la prima volta né l’ultima che viveva fuori dal suo paese: aveva già vissuto un anno in Inghilterra e dopo l’esperienza italiana ha aggiunto al curriculum sei mesi in Nepal per un tirocinio con un’organizzazione internazionale che lavora con i migranti.
«In Nepal però mi sono sentita veramente lontana, soprattutto dal mio fidanzato, e così dopo la laurea ho voluto raggiungerlo a Milano, decidendo di vivere qui, anche perché questa è una città in cui mi sono trovata molto bene».
Ed eccola qui, di nuovo in Italia, dallo scorso febbraio.
«Ho studiato giurisprudenza e vorrei lavorare nel campo della migrazione: l’Italia mi sembra un paese interessante, in questo campo e in questo momento storico.
Sono arrivata in Italia proprio poco prima dell’inizio di Expo: ho scelto di partecipare a questo bando di servizio civile perché mi sembrava l’occasione giusta per iniziare subito a lavorare, a fare qualcosa in Italia. Ma soprattutto mi interessava l’opportunità di collaborare con la Caritas in questi sei mesi successivi a ottobre: ora sono in servizio al Sai, il Servizio accoglienza immigrati, un’ottima occasione per approfondire questo ambito».
Lea è nata e cresciuta in una città multiculturale, dove l’immigrazione è fenomeno ben più vecchio che in Italia. Le è sempre piaciuto stare in mezzo a tante culture, e ora le sembra giusto, da adulta, dare le sue energie per migliorare questo panorama.
«A Milano, in Italia, l’immigrazione dall’estero è molto più recente, mi sembra che in Francia invece, dove i gruppi etnici sono arrivati da più tempo, siano più integrati, nonostante i problemi ci siano comunque: questo non lo nego. In Italia le politiche sulla migrazioni sono molto più giovani e ancora in costruzione, per questo vorrei lavorarci».
Non esclude, un giorno, di tornare in Francia. «Marsiglia è la mia città e mi piace molto. In futuro penso di tornare, è casa mia. Ma per il mio presente è qui a Milano».
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