lunedì 19 ottobre 2015

Fermata: piazza Greco | Tutto il tempo per il Refettorio

Il piccolo bar all'angolo di piazza Greco è affollato, in questa mattina di ottobre col cielo di pioggia.
D'altronde a riempire i pochi posti a sedere bastano sei donne, un gruppo di anziane italiane e di donne di mezz'età dell'Est Europa, intente a scambiare due chiacchiere e il caffè di metà mattina tra i carrellini per la spesa parcheggiati alla bell'e meglio tra le sedie.

«Allora, come va con il Refettorio Ambrosiano qui davanti?», butto lì al barista mentre finisco di sbocconcellare la mia briosche.
Lui esita solo un istante squadrandomi velocemente, poi decide che può rispondere «Ma sì, va bene dai».
Deduco che non la pensasse così qualche mese fa, prima che il Refettorio aprisse.
«Lei è tra quelli che aveva qualche timore».
Esita, di nuovo. Poi, di nuovo, parla.
«Abbiamo pensato tutti alla mensa di viale Piave, al casino che si crea là. Se lo immagina, qui davanti, non lo volevamo».
Gli ricordo che era stato spiegato fin dall'inizio, che non si sarebbe trattato di una mensa "tradizionale", con così tanti posti e ad accesso libero.
«È vero, è vero. Ma a vedere la struttura da fuori pensavamo che sarebbe stata una cosa più grande, e invece sono pochi posti. E poi quelli che arrivano non sono sconosciuti, sono gestiti dalla Caritas. E la Caritas gestisce bene...».
La chiude lì. Fa capire di essersi ricreduto, ma forse ha bisogno ancora di un po' di tempo.


Un'ora dopo, un gruppetto di donne tra i sessanta e i settanta, tuta da ginnastica e sacca in spalla, fa capolino dentro al Refettorio da una portafinestra.
«Chi c'è oggi a mangiare?», chiedono con una punta di invidia nella voce. «Ma non fanno mai un giorno in cui possiamo venire anche noi di Greco? Un giorno ad accesso libero?», chiede una.
«L'hanno fatto, qualche volta. Anche la settimana scorsa c'erano gli anziani del quartiere», risponde un'altra.
Le donne iniziano a parlarsi una sopra l'altra.
«Bisogna chiedere al don Giuliano. La prossima volta che veniamo qui a fare la ginnastica».
«Io lo chiedo al padre Stefano, che sono dell'altra parrocchia più in là».
«Ma mi hanno detto che c'è un'associazione, di gente di qui».
«Magari fanno qualcosa anche per noi».
«Eh, bisogna chiedere».
Anche loro hanno bisogno ancora di tempo, perché sentano il Refettorio davvero "di Greco".

L'avranno, tutti: questo posto è nato con Expo, ma a Expo sopravviverà.
Resterà a Milano, di Milano.
A raccontare che la bellezza può appartenere anche alle periferie.

Leggi qui i racconti di quello che è stato  il Refettorio Ambrosiano in questi mesi di Expo

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