venerdì 28 agosto 2015

La canonica delle famiglie che condividono


Versano gli stipendi in una cassa comune. Poi, ogni inizio del mese, ciascuna famiglia preleva quanto prevede che servirà per le proprie esigenze.
Lo fa dopo una riflessione attenta, non con sacrificio ma con sobrietà, nel rispetto delle altre famiglie e nella fiducia gli uni negli altri.

Ma non mettono insieme solo i soldi: quello che condividono è la vita quotidiana.
Condividono gli spazi comuni del cortile, dove vivono un po’ come si viveva una volta, a porte aperte.
E soprattutto si scambiano le esperienze, i loro vissuti di famiglia: condividono le parole, in una reciprocità che fa crescere i singoli, le famiglie, l’intera comunità.

È questo il tipo di vita che hanno scelto Francesco e Laura per la propria famiglia, quando sette anni fa hanno aderito al progetto di costruzione di una comunità di famiglie a Mezzago, dove ora vivono con i loro cinque figli più uno in affido, fianco a fianco con altri cinque nuclei familiari. 

«Tutti numerosi come i nostri – racconta Francesco. – Ma c’è spazio ancora per accogliere, perché non siamo gli unici ad avere un ragazzo in affido. E poi c’è un’anziana che ha subito uno sfratto e che ha trovato accoglienza in un nostro piccolo appartamento, oltre ad altri locali che vogliamo ristrutturare e mettere a disposizione per esigenze simili».

La parrocchia aveva deciso di recuperare la vecchia canonica, ormai vuota e bisognosa di una ristrutturazione, proprio per accogliere e formare una comunità di famiglie. Venendo a conoscenza dell’idea, una famiglia locale proprietaria di una vecchia villa signorile ormai disabitata si accodò al progetto e mise a disposizione la loro Villa Brasca

E così, con alle spalle l’Associazione Comunità e Famiglia – che oggi conta oltre trenta comunità simili in tutta Italia – nacque la comunità La vecchia canonica, a cui hanno aderito quattro famiglie che vivono nello stabile della parrocchia, più altre due che abitano in Villa Brasca.

«Non ci conoscevamo prima – spiega ancora Francesco. – Non ci siamo scelti. Ci siamo ritrovati intorno a un progetto, e per vivere insieme così ci vuole allenamento e costanza, ci vuole fiducia, ci vuole serietà». Ma ne vale la pena.

Anche per i loro figli, che hanno dai 17 anni il maggiore ai 2 la più piccola. I ragazzi hanno vissuto con difficoltà il trasferimento dal loro paese d’origine, Bellusco, al comune di Mezzago, e soprattutto i primi anni in cui – in attesa della fine della ristrutturazione – hanno abitato per un periodo in un locale dell’oratorio. «Andare infine nella comunità è stato un ritorno alla vita normale, per loro la cosa più bella è stata trovare un cortile dove vivono dei coetanei, e quindi avere gli amici sempre in casa».

Anche la scelta forse più forte di queste famiglie, cioè la cassa comune, non è un problema per i ragazzi.
«Riusciamo a farla passare come un’occasione educativa. Sobrietà non vuol dire negarsi tutto: in un’età così difficile a volte devi concedere le cuffie vistose per ascoltare la musica o una vacanza, ma il bello è che se ne discute sempre insieme, coi ragazzi, e che tutte le famiglie sono un po’ “nella stessa barca” e ci si comprende anche su questa esigenza, arrivando a condividerla».

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