mercoledì 23 aprile 2014

Fermata: Cadorna | Il giorno che Carlotta ha aperto gli occhi

Carlotta, questa scala, la fa due volte al giorno da otto anni: in giù al mattino, dalla stazione alla metro, in su al pomeriggio, dalla metro al treno che la riporta a casa. Cinque anni di università e tre di contratti precari, insomma di lavoro.
Eppure così tanti, tutti insieme, non li aveva mai notati.

È stato per caso che se ne è accorta. Stava salendo le scale a testa bassa, allo stesso ritmo di tutti, vedendo solo le scarpe di chi saliva e scendeva, e poi bùm, un tizio davanti ha inchiodato di colpo, e lei ci ha quasi sbattuto contro.

L'uomo si è abbassato per raccogliere una, due cicche di sigarette. Ma che fa?, si è chiesta Carlotta. E improvvisamente ha capito. Non è un pendolare qualunque come lei, è uno che in stazione cerca di raccattare qualunque cosa valga qualche centesimo, e anche un mozzicone da finire di fumare gratis va bene.
L'uomo si è fermato proprio di fianco a una donna, una zingara col fazzoletto in testa, sembra vecchia ma potrebbe non esserlo così tanto, seduta sul gradino a miagolare benedizioni e lamentele e a implorare elemosine.
In cima alla scala, Carlotta si guarda di nuovo intorno, per la prima volta un po' spaesata.
Pochi passi più in là c'è un altro uomo di mezza età, un barbone, seduto per terra di fianco alla porta della panetteria, a chiedere qualche moneta o un panino a chi esce col suo sacchettino di pizzette e focacce, lo spuntino da treno per tappare il buco post ufficio prima della cena, a casa.
E più avanti, chino con il braccio nel cestino dei rifiuti accanto all'edicola, un ragazzo punk col suo cane al fianco sta frugando nella spazzatura.
Ma c'è sempre stata tutta questa povera gente, o oggi è un giorno speciale, oppure la stazione è cambiata così tanto solo ultimamente ed è uno specchio di questa maledetta crisi?

Passa i tornelli e accelera verso il treno, intanto. Deve e vuole andare a casa. Conquista un posto e ci si lascia cadere, senza parole. Domani guarderà bene, e dopodomani di nuovo, per capire se sono ancora tutti lì, perché ormai che ha aperto gli occhi non può più non vederli.

2 commenti:

  1. carlotta si accorgerà che, sì, sono lì. quotidianamente. per ognuno c'è un angolo di stazione, o di piazzale, che in qualche modo è diventato casa, luogo di lavoro, luogo di compagnia, luogo di disperazione.

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  2. oppure che loro non ci saranno più, si sposteranno in altre stazioni, altri non-luoghi, e al loro posto arriveranno altre persone. Il brutto è che la maggior parte di noi a fatica si accorge di loro, o se li nota li vede come "fastidio" se va male, arredo urbano se va bene. Raramente come quello che sono, cioè persone.
    Grazie per il tuo passaggio da qui!

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