Legge 22 maggio 1978 n. 194, art. 5
Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto.
Alla Mangiagalli, clinica
ostetrico-ginecologica d'eccellenza a Milano, quel giorno, un giorno
come un altro, erano dieci le donne venute per abortire. Nessuna
aveva molta voglia di chiacchierare, sei di loro piangevano in
silenzio.
Anche Piedad era venuta a prendere un
appuntamento proprio lì, ma qualcosa l'aveva attirata a un piano
diverso, a una porta diversa. Nello stesso edificio, al terzo piano,
le volontarie del centro di aiuto alla vita stavano incontrando le
donne che si sono trovate ad affrontare una gravidanza non voluta.
A quel punto della sua vita Piedad era
praticamente sull'orlo della disperazione.
Lei è ecuadoregna, venuta in Italia
per fare la badante, per guadagnare qualcosa di più rispetto a
quando prendesse nel suo paese a fare la maestra e poter mantenere i
due figli che erano rimasti a casa. Questo terzo figlio proprio non
era previsto: era rimasta incinta durante una vacanza del marito, in
cui l'aveva raggiunta qui per poter stare un po' insieme, dopo un
anno di lavoro, sacrifici e separazione. Ma ora non poteva
permettersi di tenerlo. Quello di Piedad è solo un nome, una sola
storia tra tante che si assomigliano un po' tutte.
Sono tante le donne che fanno le
badanti che se decidono di portare a termine la gravidanza perdono
sia il lavoro, perché certo non possono continuare con il pancione a
sollevare un anziano, pulirlo, vestirlo, e di conseguenza perdono
anche la casa, perché di solito vivono insieme alla persona che
accudiscono.
Quello che disse Piedad, nel primo di
tanti colloqui, era che non poteva permettersi di perdere quel
lavoro, perché a casa c'erano altri che contano su quei soldi per
vivere.
Molte di queste storie finiscono al
piano terra. In altre, come questa, l'aiuto ricevuto al terzo piano è
stato fondamentale. Oggi Piedad ha tre figli, due in Ecuador e la
piccola, con lei, in Italia. Si arrangiano in qualche modo, grazie
all'aiuto di alcune connazionali. E il progetto più grande è quello
di riunirsi presto tutti. in Italia o in Ecuador, è ancora da
decidere.
Nessun commento:
Posta un commento