giovedì 31 ottobre 2013

Fermata: Galeno – Breda | Gli anziani di Villa San Giovanni

La Carla e il Gianni arrivano nel primo pomeriggio, come tutti i mercoledì, mano nella mano.
A casa hanno mangiato il loro piatto di pasta, un pezzo di formaggio, hanno bevuto il caffè, poi la Carla ha lavato quei due piatti e quattro posate mentre il Gianni inveiva contro il solito telegiornale, si sono presi per mano, come due fidanzatini, e via verso il loro mercoledì pomeriggio.

A Villa San Giovanni ci abitano da quando avevano venticinque anni ed erano giovani e innamorati, ma per oltre trent'anni quasi non l'hanno conosciuto, il loro quartiere. Si partiva il mattino verso il lavoro e si tornava la sera, stanchi. Hanno dovuto aspettare la pensione, per riprendere in mano il tempo e le tante cose che ancora si potevano fare insieme.
Che poi, insieme...

La Carla ha sempre da brontolare, «nemmeno qua stiamo insieme, te stai giù a giocare a carte e non vieni mai su alle nostre conferenze».
«Venire su dove – ribatte il Gianni – che siete tutte donne e sembra di stare in un pollaio. No no, va ben inscì, dai. Io sto coi miei amici che c'abbiam da lavorare, e tu stai su con le tue donne. Siam qua insieme lo stesso».


Al 24 di via Sant'Uguzzone, al confine tra Milano e l'ex hinterland operaio di Sesto San Giovanni, da quasi venticinque anni ha casa un centro ricreativo per gli anziani del quartiere.
Il Gianni si ferma giù al bar, e la Carla sale al primo piano.

Villa San Giovanni è stato a lungo un quartiere dormitorio, abitato da lavoratori che al mattino andavano verso il centro, o verso le fabbriche di Lambrate, o qui vicino, alla Pirelli, all'Ansaldo, alla Breda, e poi tornavano indietro la sera.
Oggi ci sono 10mila abitanti, un terzo dei quali pensionati. Sono in centinaia quelli che frequentano questo posto: ottocento metri quadri di spazio tra la palazzina di tre piani e il cortile, un bar, i campi di bocce e i gazebo all'esterno.

Al mercoledì, il primo piano è il regno delle donne. Oltre alla Carla, c'è la Luisa, una delle storiche, di quelle che veniva qui quando era «ancora giovane, e si discuteva tanto, si tirava fuori un argomento di politica o di sociale e si andava avanti per ore. Ci aggregavamo al gruppo della terza età, e adesso la terza età, guarda un po', siamo noi».

C'è la Mariangela, che arrivò qui quasi per caso, un po' depressa, nei primi mesi da pensionata: dopo una vita in cui il lavoro le aveva assorbito tutto il tempo si era trovata spaesata.

C'è la Giulia, un vulcano fatto donna, che ha iniziato a proporre le gite e le visite ai musei, ha portato il parroco a tenere delle lezioni sull'Antico testamento e ha organizzato un corso di decoupage, e che va sempre in coppia con la Carmela, la quale invece si ostina a indire una mangiata al mese e a preparare la sua parmigiana di melanzane.
«Andiamo anche a trovare le nostre donnette alla casa di riposo – ci tiene tanto la Luisa – quelle che non hanno nessuno, e ci portiamo il caffè, i biscottini, una camicia... Siamo rimaste in quattro o cinque ad andare».

C'è anche l'Adele, che viene qui con la figlia disabile da ormai dieci anni: «Per me è un sollievo. Prima uscivo poco, non sapevo dove andare con lei. Qui... lei non si inserisce, sta sempre lì sulla sua sedia, ma non c'è molto da fare. Almeno so che qui le signore le vogliono bene». E le vogliono bene davvero. Anche all'Adele, tant'è che qualche anno fa si sono inventate una festa e le hanno dato un premio speciale.

Al piano terra il Gianni ha raggiunto il Nino, il Mario e il Marcello al tavolo del bar. Il mazzo è già sul tavolo.
«Siamo un po' più selvaggi delle signore, qui sotto, le donne hanno dei punti in più, noi parliamo del pallone e della pensione, di daneè ch'in mai a see...».

Il Mario tutti i santi giorni organizza una gara di bocce: «Siamo una bella squadra. Siamo una ventina a fare i turni al campo. Eravamo di più, prima, ma qualcuno dall'Aldilà chiama e ogni tanto all'appello ne manca qualche d'uno».
Carte e bocce vanno per la maggiore, fanno l'anticamera della Baggina – scherzano – così quando saranno ricoverati si saranno già abituati a passare il tempo insieme. Ma il tempo passa anche con qualche lavoretto: una serratura da aggiustare, una porta da riparare.
«Quello là, l'Antonio, faceva lo stuccatore, e il Marcello è bravo con la ferramenta. Siamo qua sempre, ma quando c'è qualcosa da fare è più bello».

È ormai buio quando la Carla scende. «Noi abbiamo finito. Dai Gianni, 'ndemm? Stai ancora giocando?».
«Abbiam lavorato, mica giocato», si risente lui, e ripone il mazzo di carte.

E - come quando erano giovani e innamorati - si avviano mano nella mano, anziani e innamorati, verso casa.

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