lunedì 22 luglio 2013

Fermata: Porpora - Ampère | La pizzeria di Hakim

Fermata Porpora - Ampère
È nei tardi pomeriggi come questo che Milano mi sembra incantevole. L'aria tiepida che sale dai marciapiedi di via Ampère, con i suoi timidi alberi e la grande facciata moderna di San Luca, la luce dorata che accarezza via Vallazze nel tramonto di una primavera che sta diventando estate.

Lui è lì, sulla soglia del suo ristorante, chiacchiera con un anziano e intanto lancia una battuta a un giovanotto all'altro lato della strada. Il ragazzo gli risponde ridendo mentre cammina via veloce.
Il suo nome è Badry, anche se noi l'abbiamo sempre chiamato Hakim, per cognome. È una specie di istituzione ormai in Città Studi, con la sua pizzeria aperta da quasi quindici anni.
Egiziano, copto, i muri del suo locale portano traccia di questa sua appartenenza con i quadri dai soggetti religiosi. Il fatto di essere cristiano, a differenza di molti nordafricani immigrati in Italia, ma come molti altri egiziani che vivono a Milano, lo ha aiutato a inserirsi in città, a diventare parte di una comunità, a guadagnarsi la fiducia dei milanesi, racconta.
Ma, forse, anche il fatto di essere arrivato qui alla fine degli anni '80, prima delle grandi ondate degli ultimi due decenni, ha giocato a suo favore.
"Fine fine degli anni '80 - racconta - proprio solo per qualche giorno. Sono arrivato a novembre del 1989". All'inizio del 1990 è entrata in vigore la Legge Martelli, la prima legge italiana che regolamentava l'immigrazione in maniera organica, e Badry ne beneficiò, come molti altri, per mettersi in regola praticamente subito.
"Ho iniziato a lavorare come lavapiatti, per qualche mese, poi sono passato al forno. Ho imparato così a fare il pizzaiolo, e l'ho fatto per dieci anni. Poi ho sentito il bisogno di fare qualcosa di mio".

È una cosa che mi colpisce, degli stranieri (emigrati ma non solo, penso ad alcuni ragazzi di Dakar), il desiderio di aprire la propria attività, di "mettersi in proprio" diremmo noi, di inventarsi il lavoro con cui vivere. Tra gli italiani, invece, la prima scelta è trovare qualcuno per cui lavorare.
Hakim il suo ristorante l'ha aperto nel 1999, in via Vallazze, e da allora è il suo regno. Con lui lavorano la moglie, una bella donna bionda, e due dipendenti. Serve lavoratori in pausa pranzo, studenti del Politecnico, mangiatori solitari che qui hanno la compagnia delle sue quattrochiacchiere, sforna pizze per le famiglie del quartiere.
E per gli abitanti del quartiere lui è diventato così tanto un punto di riferimento che i vicini gli lasciano un mazzo delle chiavi di casa, quelle di scorta, casomai ci fosse da aprire quando non ci sono, o per dare l'acqua alle piante quando sono in vacanza.
"Quando mi sono trasferito qui - racconta, tra un piatto e un caffè - ho iniziato a frequentare la chiesa di San Luca. E così piano piano sono entrato a far parte della comunità. Quando la gente ti conosce, poi si fida di te. Per me e la mia famiglia San Luca è stata molto preziosa".
Ma fate attenzione: se, quando gli avrete ordinato un cous cous alle verdure, lui si avvicinerà con un piatto dicendovi "Ecco la tua pizza quattro stagioni", non strabuzzate gli occhi. È solo il suo scherzo preferito. Che ci volete fare, è Hakim, e a noi piace così.

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