lunedì 10 giugno 2013

Fermata: Bezzi-Ghirlandaio | Quarantadue aborti


Quarantadue aborti. Quarantadue. Quarantadue. Continua a ripeterselo, a girarle in testa questo numero, con ossessione. Con terrore. Che anche lei possa fare la sua stessa fine, che abbia davanti la sua stessa strada di dolore. Ma a lei no, non può capitare, non deve capitare. Ci sarà sicuramente un errore.
Olga le stringe forte la mano e la trascina giù dalla 90, alla fermata Bezzi-Ghirlandaio. Lei ha lo sguardo un po' perso nel vuoto, e si lascia condurre docilmente lungo via Rubens, verso l'ambulatorio dell'Opera San Francesco.
Non è la prima volta di Olena qui, anche se questa volta è in Italia solo da un mese. Ci era già stata, per farsi curare, diverse volte negli anni scorsi, nei periodi che aveva passato a Milano.
Fa la badante a una ottantenne milanese, ma solo per quattro mesi all'anno. Il resto del tempo lo coprono altre due cugine, con cui si turnano sull'anno per garantire un'assistenza continua e poter, comunque, passare del tempo a casa, in Ucraina. Questa volta, insieme a lei, è venuta Cristina, sua figlia, che ancora non ha 18 anni.
Cristina, che forse è incinta. Ma non può essere. Perché un paio d'anni fa era già rimasta incinta, mentre Olena era in Italia, e la ragazzina aveva subito un'interruzione di gravidanza in un ambulatorio vicino a casa. Non si sa come, in che condizioni igieniche, con quali strumenti, con quale cura. Non lo sa, e non lo vuole nemmeno sapere. Il risultato di quell'atroce intervento sembrava essere stata l'infertilità per Cristina... ma forse no, e ora ci risiamo.
Mentre aspetta che Cristina venga visitata, Olena fuori, nella sala d'aspetto, sembra granitica. È una così, lei, come tante donne dell'Est: sembra tutta d'un pezzo, dura, decisa, fredda. Ma dentro si sta sgretolando.
La dottoressa sarà dolce con Cristina, lo sa, la conosce. Lo sa qual è la storia di Olena, sa dei suoi quarandue aborti, sa che per molte di loro, donne dell'Est, questa sua storia non è un caso isolato. Lo sa che non è raro che l'interruzione di gravidanza venga usata come metodo contraccettivo, nei loro paesi. Non si può perdere il lavoro, non si può per i figli che già ci sono, per dare a loro un futuro.
Ma quale futuro, si chiede disperata. Ha fatto tutto questo per evitarle il dolore di una vita come la sua. Ha sacrificato tanto della sua vita, il tempo insieme alla famiglia, mesi e mesi, per anni, lontana da casa, per cosa? Per permettere ai figli una vita diversa. E a cosa è servito? Sua figlia, oggi, rischia di ripercorrere la sua stessa strada di inferno, corre la sua mente.
La porta dell'ambulatorio si apre e Cristina esce, con uno sguardo timido. Olena si sente mancare. Cristina non è incinta, non questa volta.
Ma tutto questo non deve più succedere, si ripete ancora.




Poliambulatorio dell'Opera San Francesco
Ogni anno il poliambulatorio effettua circa 37.000 prestazioni mediche.
Nel 2010 l'ambulatorio si è trasferito in un'ala del convento dei Cappuccini di Piazzale Velasquez, in Via Antonello da Messina. Dalla sua apertura al 31 dicembre 2012 l'ambulatorio ha erogato oltre 480.000 visite mediche.

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