giovedì 12 settembre 2013

Fermata: Rio de Janeiro | La vita è bella

1986, Milano. Lucia esce dalla sua casa in Città Studi, di fretta come al solito, spingendo la carrozzina e cercando di dare un minimo di ordine a quell'esercito di altri tre che deve accompagnare e distribuire tra asilo e scuola. Attraversa la strada e si butta nel parchetto, per tagliare la piazza e accorciare la strada. Sulle panchine del parco nota tre persone, che hanno evidentemente passato la notte lì. Non è la prima notte, e non è la prima volta che si accorge che c'è gente che dorme su quelle panchine. Ma nessuno di loro è un barbone, è evidente. Chi saranno? Questa volta vuole andarci a fondo. Quando tornerà indietro, solo col piccolo, si prenderà il tempo per chiedere e capire.

2008, Isola della Maddalena. Caterina guarda e riguarda il referto medico di Alessia, sua figlia, che le hanno consegnato questa mattina. Non riesce più a leggerlo, vede soltanto dei segni neri sul foglio bianco, eppure lo sa a memoria. Ha già imparato a memoria quel linguaggio così tecnico, così freddo, così definitivo. Questa mattina hanno parlato a lungo i medici,che hanno cercato di spiegare loro a cosa sarebbero andati incontro, hanno dato loro dei consigli, sono stati molto delicati. È quello che c'è scritto che però non ha niente di delicato. E Alessia, la sua bambina, ha solo 14 anni. Partiranno subito per Milano, andranno all'Istituto nazionale dei tumori, la affronteranno tutti insieme. Alessia ce la farà, ce la deve fare. Dove andranno a dormire, dopo aver accompagnato Alessia in ospedale, è una preoccupazione che nemmeno la sfiora.

Una camera di CasAmica
Erano persone come Caterina, quelle che dormivano sulle panchine di Città Studi negli anni '80. Familiari di persone arrivate a Milano, spesso improvvisamente, per curarsi negli ospedali lombardi. Familiari già così storditi dalla situazione, chiamati a volte all'ultimo momento per un ricovero, che nella preoccupazione si trovavano a sera senza aver pensato che anche loro avrebbero dovuto dormire da qualche parte. Oppure che passavano qualche notte in albergo, ma poi i tempi si facevano lunghi e la spesa dell'hotel insostenibile. O ancora, gli stessi malati che, pur in cura, non erano ricoverati e non avevano un letto. Le istituzioni hanno sempre faticato ad affrontare il fenomeno del “turismo sanitario” (come si possa poi chiamarlo turismo senza risultare ridicoli, è un mistero), e oggi non va molto meglio. Però nel frattempo a Milano si sono mosse le persone normali. Come Lucia, che si diede da fare, fondò l'associazione CasAmica e aprì una casa di accoglienza. Dieci posti in un appartamento, destinati proprio a questo scopo. Oggi l'associazione si è molto ingrandita, gestiscono quattro case per circa 100 posti letto. Ci sono altre associazioni, grandi o piccole, che si danno da fare in questo senso. Anche parrocchie, che mettono a disposizione l'ex appartamento del coadiutore ormai vuoto e recuperano così una stanza per l'accoglienza.

Alessia è rimasta un anno a Milano, per curarsi. Quando non era in ospedale, è stata ospitata da CasAmica insieme alla sua famiglia. Sono stati per loro gli amici che non potevano avere, perché i loro erano rimasti in Sardegna.
Nell'anno che ha trascorso con loro, Alessia ha scritto un diario. Da adolescente è normale avere un diario, ma quando l'adolescenza incontra la malattia e guarda in faccia la morte, il diario diventa un compagno prezioso. E quello di Alessia è diventato anche un dono prezioso, regalato ai nuovi amici dell'associazione al termine di quell'anno passato insieme.
Un diario che racconta il dolore, ma soprattutto la voglia di tornare a casa. La rabbia, ma soprattutto la voglia di combattere. La paura, ma soprattutto la voglia di vivere, fino in fondo.

Non ho detto come è finita la storia di Alessia, anche se l'avrete già capito tutti.
Quello che importa è ciò che raccontano volontari e responsabili di CasAmica che l'hanno conosciuta: «Non è una storia con l'happy end. Ma è una storia che ci ha insegnato la speranza e la voglia di vivere. È una storia di vita».


Il diario di Alessia è diventato un libro, La vita è bella. Storia di Alessia. Un'adolescente di fronte alla morte. È stato fatto anche un libro fotografico che si può richiedere direttamente all'associazione allo 02 7611420 oppure scrivendo a stefano (at) casamica.it

CasAmica
via Cesare Saldini 26, Milano
Filobus 90, 91, 93 - Tram 5

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