lunedì 23 novembre 2015

La valigia pronta di Elena. In viaggio per le donne

Elena è partita di nuovo, dopo aver pubblicato sul suo profilo Facebook la foto della sua valigia, pronta e chiusa.

Destinazione, questa volta, Kenya: a lavorare per un nuovo progetto umanitario.

Elena è una cooperante, ed è al suo terzo progetto in un paese del Sud del mondo: prima in Nicaragua, poi nella Repubblica Democratica del Congo, a lavorare soprattutto con le donne.

Nel quartiere Nuova Vida, alla periferia estrema di Managua, dove lei ha vissuto la sua prima esperienza di questo genere all'estero, l'associazione Redes de Solidaridad opera a sostegno di donne, bambini e disabili.

Donne e bambini, spesso, hanno subito violenze in famiglia o sessuali. La cultura machista e la povertà peggiorano le cose. Elena ha lavorato qui, in servizio civile, un anno.

«Tra le esperienze che ricordo di più – ha raccontato Elena – è quella di un collettivo di donne che, grazie ad un programma di micro-credito, ha potuto aprire una cartoleria-libreria e altre piccole attività commerciali, recuperando fiducia in loro stesse e contribuendo al reddito familiare».

Katako - Per la foto grazie a micascemi.org
E poi il Congo: altro continente, altro contesto: non più una periferia povera di una metropoli, ma un villaggio rurale e sperduto, anche se altrettanto povero. E anche a Katako, piccola località nei pressi di Kindu, le donne sono state protagoniste.

Qui, dove da tempo sono presenti le suore della Riparazione, non c’è l’acqua corrente, non c’è energia elettrica, non ci sono strade asfaltate.

La malnutrizione è la regola e le bambine raramente vanno a scuola, la parità di genere non esiste, la poligamia è molto diffusa, e molte ragazze sono già madri a 13 o 14 anni.

Per questo, per migliorare l'alimentazione degli abitanti hanno deciso di affidare alle donne piccoli terreni perché vi impiantassero degli orti, e contemporaneamente alle stesse donne le suore hanno insegnato a cucinare gli ortaggi che producevano.

L'orto di Katako. Per la foto grazie a micascemi.org
 Uno dei primi giorni del corso Raphaël, l’agronomo, ha chiesto alle giovani mamme: «Cosa avete mangiato in questi giorni?».

La risposta è stata unanime: «Fou-fou na sombe, kila siku». E cioè polenta di manioca e spinaci di manioca, sempre, ogni giorno.

La presenza fissa di Raphaël, insieme al sostegno delle suore Figlie della Resurrezione, ha permesso alle ragazze di coltivare ognuna un piccolo terreno, sul quale pianterà carote, melanzane, pomodori, peperoni: tutte verdure assenti dal paniere locale, composto al 90% dalla sola manioca, con conseguenti ricadute in termini di malnutrizione, soprattutto dei bambini.

«Quando le suore arrivarono a Katako – racconta Elena - regalarono le melanzane raccolte nel primo orto che avevamo coltivato. Pensavamo che sarebbero state apprezzate. In realtà abbiamo scoperto che i mariti delle donne si rifiutarono di mangiarle. Ora, invece, dopo avere insegnato alle donne come preparale le melanzane vanno a ruba e finalmente nelle famiglie del villaggio non si mangia più solo e soltanto polenta e spinaci di manioca».

E ora la valigia di Elena è pronta, e noi stiamo in attesa dei suoi nuovi racconti.





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